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e le foto

Un viaggio in Norvegia, di solito, ha come meta, o il classico capo Nord, o gli ancor più classici fiordi; il nostro, pur essendo arrivati a poche decine di km dal mitico Capo, pur avendo attraversato più di un fiordo, aveva un’altra meta: le balene; la “caccia” alle balene nel mare del Nord con una baleniera norvegese. Questo viaggio, se pur organizzato in due giorni – ho dovuto farmi prestare le cartine da un amico, perchè è mancato il tempo di andarle a comprare – e costruito giorno per giorno, grazie ad una guida Routard, acquistata il giorno prima di partire, e ad alcuni articoli della rivista PleinAir, aveva una meta ben precisa, sedimentata nel mio immaginario da anni: le isole Vesteralen da cui si parte per andare a “caccia” di balene.                                                                                                                                                Il viaggio si svolge in auto con al traino una caravan, la nostra Knaus 395, agile perché piccola, ma ben accessoriata per il soggiorno in autonomia di 4 persone. Si parte da Assago nel pomeriggio del 27 luglio, venerdì di grande rientro in Svizzera e Germania e siamo subito avvertiti dal ben organizzato InfoTraffico della radio svizzera di una coda di 12km al S.Gottardo per cui, carta alla mano, decidiamo di deviare verso il S.Bernardino. E’ un valico che non ho mai fatto e la vista dei tornanti crea un po’ di apprensione, ma la strada è ampia e non ci sono problemi. Qualche problema, invece lo incontriamo nell’attraversamento di Bregenz, forse perché le segnalazioni non sono chiarissime, forse perché è ormai buio e siamo su tre confini, Svizzera, Austria e Germania, comunque sbagliando un paio di volte strada ed entrando per pochi km su un autostrada austriaca (senza bollino!, ma non abbiamo fatto apposta…) entriamo in Germania e cominciamo il lungo viaggio verso la Danimarca. Dormiamo in due delle tante comodissime piazzole che si trovano sulle autostrade tedesche (gratuite!): la prima ad un centinaio di Km da Bregenz, la seconda all’altezza di Lubeck, città molto interessante, ma che abbiamo già visitato e, considerato la lunghezza del viaggio, decidiamo a malincuore di evitare. Entriamo in Danimarca con il ferry da Puttgarden a Rodby; comodissimo, si paga con Carta di Credito (costo auto+caravan 4 p. DeutschMark 115) ad un casello, simile a quello delle autostrade e si sale sul traghetto in una stiva ampia e comoda. Un ora di viaggio e si scende sull’autostrada danese, anch’essa gratuita, fino a Kobenhavn (dove siamo già stati) e imbocchiamo il nuovissimo ponte sull’Oresund (a pagamento DenmarkKrone 500) che porta a Malmo in Svezia. Evitiamo Malmo e ci fermiamo in un campeggio sul mare vicino a Lund. Il mare e la spiaggia non sono una meraviglia ma dopo due giorni di auto e circa 1500km un bagno è comunque gradito. La cittadina ha un centro medioevale carino dove passeggiamo, e ceniamo in un localino senza pretese, ma discreto e con un prezzo accettabile; a Lund c’è anche un campeggio in città, ma accetta solo tende e abbiamo quindi perso un’ora nel cercarlo per poi ritornare verso il mare, nella zona di Lomma, dove abbiamo anche prelevato da un ATM (ne troveremo ovunque) le prime Korone Svedesi.

La mattina dopo, riposati, riprendiamo la E6, che inizialmente è una buona autostrada, ma che, passato Goteborg diventa una normale strada a doppio senso. Ci fermiamo in campeggio nei dintorni di Tanum, in un tratto di costa molto interessante da un punto di vista naturalistico. Bisognerà tornarci per apprezzarlo con più calma. E finalmente si entra in Norvegia: lo si capisce  dalla segnaletica stradale! Per il resto non c’e dogana e il paesaggio, con fitti boschi di conifere alternati a pascoli non cambia. Restiamo sulla E6, che attraverso tutta la Norvegia, raggiunge Capo Nord, evitiamo Oslo passando sulla tangenziale (a pagamento), e ci dirigiamo verso Lillehammer. Nell’altro senso di marcia una coda ininterrotta di auto e caravan: è il 31 luglio e si concludono le ferie dei norvegesi per i quali il mese più adatto alle vacanze estive è luglio. Lillehammer, sulle sponde del lago Mosja, è una cittadina caratteristica, ma sicuramente più vocata alle vacanze e agli sport invernali; c’è in paese un ottimo campeggio, ben attrezzato, anche se un po’ affollato. Ci fermiamo per una sera e dopo una passeggiata in città, andiamo a fare la prima spesa norvegese in un supermercato dove abbiamo un brusco impatto con i prezzi decisamente più alti dei nostri. La mattina successiva si riparte diretti verso nord. La strada, la E6, diventa più stretta, in alcune zone è tortuosa, ma il traffico è poco, e quindi il viaggio, sia pur rallentato, è scorrevole; si trovano parecchie aree di sosta, ampie e attrezzate con informazioni turistiche e con servizi. Dopo il bivio di Dombas  si attraversa una zona particolarmente interessante: il Dovrefjell Natural Park. Quest’area è caratterizzata da un altopiano molto isolato e selvaggio, dove vivono gli ultimi esemplari di bue muschiato. Ricorda in alcuni tratti le Higlands scozzesi.

Passiamo Trondheim dopo aver pagato il solito pedaggio previsto sulle circonvallazioni delle grandi città e ci fermiamo nel primo campeggio indicato appena fuori dalla E6. E’ appena piovuto e il terreno è molto fangoso, ma intendiamo fermarci solo per la notte: siamo rimasti indecisi se fermarci in una piazzola lungo la E6, ma i cartelli vietano la sosta notturna e quindi abbiamo scelto di andare in campeggio. Ci accorgeremo che il divieto non viene rispettato. Infatti numerosi equipaggi, anche Norvegesi utilizzano queste aree per fermarsi la notte, anche se in maniera discreta e senza formare grossi assembramenti di veicoli.

Steinkjer rappresenta una tappa per fare un po' di spesa (gli spazi di parcheggio sono sempre molto ampi); girelliamo per un po’ in un centro commerciale alla ricerca di un paio di pantaloni lunghi per me. Ne ho un solo paio e tutti gli shorts che ho portato rimarranno nell’armadio fino al ritorno nella “calda” Svezia…….Scopriamo che oltre agli alimentari e alla benzina, anche l’abbigliamento è carissimo. Mi sa che dovrò aspettare i saldi che qui iniziano a ferragosto!

La E6 da Steinkjer a Grong attraversa un territorio molto vario: fiumi, laghi, boschi di conifere si intervallano a zone coltivate e a immensi pascoli con piccole fattorie rosse o color ocra. A Grong ci fermiamo a visitare (a pagamento) una scala per i salmoni. Di salmoni neanche l’ombra, ma il paesaggio è fantastico e il museo interessante e ci passiamo mezzo pomeriggio.

Ci fermiamo poi per la notte prima di Mosjoen in un area di sosta dove ci sono già fermi un paio di equipaggi. E’ tardi, ma a mezzanotte c’è ancora luce sufficiente per leggere e nonostante la lunga sosta a Grong abbiamo rispettato la nostra tabella di marcia. Mosjoen è il solito paesone che non offre nulla di interessante e per noi si riduce ad un supermercato; invece la strada verso Mo I Rana è un continuo variar di paesaggi: laghi, fiumi, boschi, valli, sulle montagne si intravedono nevi perenni; sulle rive sabbiose dei laghi si incontrano numerosi piccoli campeggi. Sono molto più numerosi di quelli segnati sulle guide, tutti spartani, ma tutti posti in posizioni splendide. Spesso affittano piccoli bungalows anch’essi senza fronzoli, ma i costi sono contenuti, e forse è l’unica cosa a buon mercato da queste parti. Anche in questo tratto le aree di sosta non mancano, qualche volta anche con autogrill; ma l’affollamento non supera mai le 3 o 4 auto!

Passata Mo I Rana il paesaggio cambia, si sale di quota e le colline diventano più brulle, la vegetazione è quella tipica della tundra, con bassi cespugli piegati dal vento. L’avvicinarsi alla linea del Circolo Polare Artico, che dovrebbe essere un confine virtuale è invece un momento tangibile. Si ritorna alla realtà invece quando si parcheggia sull’ampio piazzale del museo-negozio che vende a prezzi stratosferici, adesivi, certificati, cartoline e quant’altro ricordi il mitico attraversamento; sappiamo tutto di questo mercatino, ma non riusciamo a sottrarci al rito consumistico dell’acquisto di qualche piccolo souvenir.               La strada scende poi verso Fauske e si ritorna in un ambiente più accattivante. Ci fermiamo in un campeggio molto carino, sulla riva di un lago, frequentato da tedeschi con l’hobby della pesca; il campeggio come al solito ha servizi essenziali, ma il tutto è sempre molto ben tenuto. Come in tutti i campeggi in Norvegia (ma anche in Svezia e Danimarca) c’è una piccola cucina attrezzata e un living-room a disposizione degli ospiti che viaggiano in tenda e non hanno fornelli, pentole e soprattutto non sono costretti a mangiare all’aperto in un clima non sempre favorevole.                                            La mattina si parte diretti a Bognes dove traghetteremo verso Lodingen sulle isole Vesteralen: la nostra meta! Si attraversa un tratto di strada lungo il mare, dove la costa molto frastagliata lascia intravedere piccole spiagge inframezzate da scogliere. I colori sono splendidi: sembra una costa mediterranea, anche se non scommetterei sulla temperatura dell’acqua. L’aria a mezzogiorno non supera i 15°. Al sole si sta in maglietta, ma una nuvola è sufficiente per richiedere una felpa. I pantaloni corti sono un ricordo e in ogni paese visito negozi di abbigliamento alla ricerca di un paio di pantalonacci qualsiasi che costino meno di L.150.00. Sembra impossibile ma anche un ambulante che vende abbigliamento da pesca di poche pretese non scende sotto quel prezzo. Aspettiamo i saldi…

Le isole Vesteralen ci accolgono con una leggera pioggerellina, ma il paesaggio è comunque suggestivo: le nubi basse, il mare grigio, i prati verdi, le case colorate, i ponti leggeri che uniscono le isole. Ci dirigiamo verso Sto; le balene si possono avvistare da Sto o da Andenes. Scegliamo Sto perché sul traghetto troviamo la pubblicità dell’agenzia di Sto che organizza il tour. Capiremo poi che è una scelta di nessuna importanza perché anche l’agenzia di Andenes porta nella stessa zona, che evidentemente è l’unica dove si osservano i capodogli. Il campeggio di Sto è sul mare, come al solito ben posizionato, economico (circa L.30.000), con buoni servizi.

E’ arrivato il giorno tanto atteso: HVALSAFARI ! Si parte la mattina presto, dopo una breve, ma interessante spiegazione sulle modalità della gita e sulla vita dei capodogli. Si sale su una baleniera adattata ai turisti e il tour dura tutto il giorno. Il biglietto (circa L.75.000) comprende anche un “light meal”. Capiremo poi che definire in questo modo un brodino è addirittura riduttivo! Conviene senz’altro portarsi dei panini. L’avvistamento delle balene è quasi garantito, infatti nel caso non se ne vedesse si può ritornare il giorno successivo con lo stesso biglietto. Non ce ne sarà bisogno perché di balene ne vedremo e fotograferemo 5. Il resto della giornata è un po’ una noia perché si naviga praticamente sempre nella nebbia su un mare piatto e grigio, ma l’emozione dell’avvistamento dei capodogli resterà nella memoria.                                                                                          Il 6 agosto trascorre girellando per le isole; c’è uno splendido sole, si pescano merluzzi dagli scogli (non è soltanto uno sport, con i prezzi dei generi alimentari qualche merluzzo gratis in padella non guasta…), visitiamo un vecchio villaggio di pescatori, ma le Vesteralen non offrono di più. A tarda sera traghettiamo da Melbu a Fiskebol per andare a visitare le mitiche isole Lofoten. Ci fermiamo per la notte nel parcheggio di una scuola e la mattina seguente entriamo in un campeggio nei pressi di Svolvaer; il campeggio è in una posizione che solo le immagini possono descrivere: anche qui i turisti sono soprattutto tedeschi che pescano merluzzi, per salarli e portarli a casa come baccalà. La cittadina di Svolvaer non offre granchè, i dintorni sono splendidi: cito solo la gita a Laukvik, da dove in luglio si può ammirare il sole di mezzanote. Nel tragitto ci sono parecchi tratti di strada sterrata (da Laukvik a Fiskebol), che percorsi con una comoda berlina non creano problemi; lo stesso tragitto con un crosso camper sarebbe meno confortevole. Altrettanto suggestivo è Henningsvaer, su una penisola collegata con un ponte: villaggio di pescatori, mare splendido, pali per seccare lo stoccafisso a perdita d’occhio; lungo la strada si incontrano spiagge bianche, acque color smeraldo con il contrasto (per noi) di pareti di roccia con cappucci di neve perenne. Anche qui la pesca al merluzzo è garantita, basta avere una canna con mulinello, un filo robusto e un pesciolino finto, si aspetta l’arrivo dell’alta marea e …… anche un pescatore poco esperto è in grado di garantirsi una cena a base di pesce fresco in pochi minuti!                                                                                       Ripartiamo verso sud: non abbiamo una meta precisa. Lungo la strada, alle 10 del mattino c’è un posto di blocco della polizia che ci ferma; invece di un più consueto controllo dei documenti, mi fanno la prova dell’alcool !!! E’ la prima volta che mi capita, e devo dire che a quell’ora del mattino non corro grossi rischi! Bisogna farci caso perché potrebbe succedere di essere controllati dopo pranzo e può bastare una birretta per prendersi una salatissima multa!                                                                                                                        Ci fermiamo a Leknes, cittadina anonima, all’interno dell’isola di Vesvagoy, a fare spesa e parcheggiamo per il pranzo in un area di sosta poco fuori dalla cittadina; il panorama è come sempre superbo e giocando con il binocolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

vengo incuriosito da una stradina verso occidente che sembra porti al mare. Decidiamo di esplorarla nel pomeriggio e scopriamo la meravigliosa spiaggia di Aukland: le spiagge sono 2, la prima è quasi privata, perché all’interno vi sono alcune roulotte fisse con giardinetti recintati, la seconda pubblica con parcheggio e bagni è difficile descriverla: il mare sembra la Costa Smeralda, ma è circondato dalle Dolomiti! Il parcheggio la sera si svuota e dormiremo quasi da soli (c’è un camper dall’altro lato) per due notti in questo posto fantastico. La spiaggia di giorno si affolla (per modo di dire…) e scopriremo una particolarità dei norvegesi; dal finestrino della macchina sembra tutto normale: gente che gioca a pallavolo, o con i racchettoni, oppure bambini che fanno costruzioni di sabbia, qualcuno fa il bagno, ma appena scesi è come se mancasse l’audio……nessuno grida, tutto si svolge in perfetto silenzio! Ci penseremo noi, soprattutto Alessio a ripristinare il consueto vociare delle spiagge mediterranee. Per finire la descrizione aggiungo che l’acqua è color smeraldo, ma la temperatura è da Circolo Polare Artico, il sole è caldo, ma il termometro segna al massimo 15°. Al termine della spiaggia c’è una galleria, molto stretta (la percorreremo solo con l’auto), che consente di andare oltre al promontorio, verso Utakleiv, dove si può vedere il tramonto. Alle 23 !!!

Ripartiamo sempre lungo la E10, attraversando paesaggi fantastici, anche se la giornata si guasta e quando ci fermiamo nel bel campeggio, sull’altrettanto bella spiaggia, di Ramberg il cielo sarà completamente rannuvolato. Anche la gita a Nusfjord, che abbiamo fatto con la sola auto, lasciando la caravan in campeggio a Ramberg, in quanto la strada è molto stretta e tortuosa, sarà un po’ disturbata dalla pioggia; ma sarà l’unica volta che le Lofoten non si mostreranno sotto il sole. Nusfjord è comunque un posto incantevole; incontriamo un italiano che vive da anni lì vendendo modesti, ma graziosi gioielli artigianali, ad un prezzo, per noi, esorbitante. Ci invita comunque per un caffè nella sua bottega e ci regala una sua cartolina pubblicitaria senza neppure tentare di venderci alcunchè, convinto, come ci dice, che noi italiani non possiamo permetterci una spesa così alta……                                                       Da Ramberg si riparte con il sole verso Moskenesoy; le strade diventano più strette e tortuose, ma sempre con poco traffico, e agevolmente percorribili da auto e caravan. Si trovano sempre parcheggi per fermarsi a scattare una foto, per il pranzo o per una battuta di pesca al merluzzo. La nostra meta è il campeggio di Moskenes, situato a pochi metri dal porto in cui ci imbarcheremo per Bodo. E’ mal indicato e facciamo un  avanti-indietro poco piacevole, perché per far inversione dobbiamo arrivare al grande parcheggio dopo A; in questo parcheggio è, come sempre vietato il pernottamento. Non so se il divieto viene rispettato: noi ci fermiamo solo per il pranzo e per la visita dell’interessante museo della pesca di A.

Torniamo a Moskenes e ci sistemiamo nel campeggio che si fa immediatamente perdonare le scarse indicazioni con un ambiente superbo: praticamente siamo su un balcone a picco sul mare!

 

                                                                                                                              Il giorno dopo visitiamo Reine, una cittadina che si vanta di essere addirittura il “villaggio più bello della Norvegia”…chissà? Comunque l’ambientazione, l’equilibrio tra mare e montagna, le “rorbur”, le tipiche case in legno rosse rendono Reine un luogo splendido.

Ma siamo arrivati al 14 agosto ed è arrivato il momento di iniziare la strada del ritorno. Ci imbarchiamo sul ferry per Bodo. La cittadina non offre molto, ma al porto le barche dei pescatori vendono a buon prezzo gamberetti appena pescati: è un altro “must” se si vuole soppravvivere in Norvegia senza spendere dei capitali! E poi sono iniziati i saldi e per sole L.70.000 posso finalmente comprarmi un paio di pantalonacci che il giorno prima passavano le 150.000 lire! Cerchiamo un posto dove fermarci senza andare in campeggio, ma pur in assenza di divieti specifici, non troviamo parcheggi adatti e ci fermiamo al campeggio vicino al museo dell’aeronautica, solo per la notte. La mattina di ferragosto imbocchiamo la Rv17, la mitica strada costiera che da Bodo conduce a Steinkjer, dove si ritorna sulla E6 per Trondheim. Ma fatti pochi km si incontra il Saltstraumen, una stretta gola dove 4 volte al giorno le maree causano un fenomeno impressionante: il mare improvvisamente si trasforma in un impetuoso torrente. Vicino al ponte, sia prima che dopo ci sono ampi parcheggi; dalla parte di Bodo, c’è anche un piccolo museo e comodi servizi. Ci fermiamo per dare un’occhiata e alla fine ci restiamo tutto il giorno; dagli scogli si pesca benissimo e insieme a parecchi altri turisti passiamo così la giornata. Il giorno successivo recuperemo guidando fino a sera: per modo di dire, perché la caratteristica della Rv17 è di essere interrotta da parecchi traghetti tra una riva e l’altra dei fiordi (in totale saranno 6 per un costo di circa L.300.000), che non sono frequenti e capita di aspettare anche un paio di ore; anche qui si capisce come la natura dei norvegesi sia molto diversa dalla nostra: infatti nessuno si agita e l’atmosfera è assolutamente rilassata. Anche noi ci adeguiamo e durante le attese c’è chi va a pescare, chi gioca a carte, chi si sdraia in roulotte a leggere dopo un buon caffè.                                                                                  La sera ci fermiamo in campeggio, dopo aver riattraversato la linea del Circolo Polare Artico sul ferry da Jektvik e Kilboghamm. La giornata seguente è un po’ guastata da una leggera pioggerellina che ci fa rinunciare alla visita al ghiacciaio Svartisen, impressionante massa di ghiaccio permanente che digrada fino al mare; infatti la visita prevede un trasferimento in barca e decidiamo di accontentarci della vista da lontano, comunque impressionante. La  strada prosegue, sempre piacevole, con pochissimo traffico, grandiosi paesaggi, piccoli villaggi sempre dotati di piccoli, ma ben forniti supermercati (noi siamo ormai clienti abituali dei Coop) e le inevitabili soste ai porti dei traghetti. Gli orari dei traghetti, i punti salienti del percorso, i campeggi sono ben segnalati in un librettino (Rv17: Travel Guide) distribuito un po’ dappertutto e questo ci consente di programmare visite anche insolite, come quella al Torghatten, una montagna attraversata da un foro impressionante. Ai piedi del sentiero che porta alla galleria naturale c’è ovviamente un campeggio dove passiamo la notte. Siamo a Bronnoysund, località di vacanze della Norvegia centrale che è anche tappa per l’Urtigruten, il battello che porta i turisti in crociera lungo le coste della Norvegia: noi lo ammiriamo fermo in rada, dall’alto del Torghatten. L’ultima tappa lungo la Rv17 è Namsos; strano posto: è sul mare, in fondo a un profondo fiordo, ma sembra una località di montagna, circondato da torrenti che ne fanno una capitale mondiale della pesca al salmone. Noi ci fermiamo, attirati da una piscina coperta pubblicizzata come la più grande piscina del mondo, all’interno di una caverna! Ce ne saranno molte altre? Dormiamo nel parcheggio della piscina, appena fuori paese; non ci sono divieti e alla mattina siamo i primi ad entrare in piscina: in effetti è grande, la volta della caverna conferisce all’ambiente un aspetto particolare, c’è uno scivolone, la sauna e si passa una mattinata piacevole.                                        Nel pomeriggio si riparte per Trondheim e ritorniamo sulla E6 a Steinkjer; è il 18 agosto. Eravamo passati da qui all’andata; era il 2 agosto, sono solo 16 giorni, ma sembra passato un tempo infinito, tali e tante sono le realtà che abbiamo attraversato.                                                                                                                 Il campeggio di Trondheim è il peggiore che abbiamo incontrato fin ora: terreno fangoso, servizi approssimativi, discretamente affollato, più caro della media. La città è invece godibile anche in virtù di un’altra giornata di sole e cielo blu. E’ domenica e manca la vita di tutti i giorni; le città andrebbero visitate nei giorni feriali, ma non è stato possibile programmare diversamente e la strada per il ritorno è ancora tanta.                                              Per tornare a Oslo seguiamo un itinerario diverso dalla E6: passiamo da Roros e da Elverum seguendo il corso di fiumi limpidissimi, in mezzo a sterminati boschi di conifere. Ci fermiamo in campeggio a Roros, che è un’antica cittadina mineraria; la cittadina moderna è carina e molto interessante è la visita delle antiche case dei minatori (patrimonio tutelato dall’Unesco). La visita alla miniera di rame, ormai dismessa, per quanto interessante  non offre le sensazioni delle miniere di carbone del Belgio. Forse perché gli spazi sono molto ampi, o forse perché non si avverte la fatica dei minatori, ma tutto sommato rimaniamo abbastanza delusi. La giornata, è anche fredda, piovosa e ventosa e dopo le temperature estive del giorno precedente ci fa intuire cosa possa essere Roros d’inverno con i suoi 40 sottozero!  

 

Elverum è invece un paese turistico, con un ottimo campeggio sul fiume: la specialità locale è la pesca alla trota che però si dimostra molto meno agevole della pesca al merluzzo alle Lofoten. Infatti i nostri pescatori torneranno senza alcuna risultato. La pesca nei fiumi in Norvegia prevede una licenza molto cara, ma è gratuita per i bambini.

Si ritorna sulla E6, più o meno all’altezza di Lillehammer e in mezza giornata si raggiunge Oslo. Il campeggio di Oslo (vicino a Holmenkollen) non è una meraviglia, come spesso accade ai campeggi delle grandi città; servizi poco puliti, presenza di stanziali, terreno fangoso…più caro della media norvegese. Nei dintorni si può visitare il trampolino per il salto con gli sci. Interessante e scenografico; dalla cima del trampolino si gode di un panorama favoloso! La città di Oslo si raggiunge dal camping comodamente in autobus (biglietto L.5.000); il centro non è grande e si visita tranquillamente a piedi; la zona dei musei (Kon Tiki – Fram, la nave di Amundsen ecc…), sulla penisola di Bygdoy è servita da battelli dell’Azienda Municipale di Trasporto. Da non perdere il Frogner Parken popolato dalle gigantesche e innumerevoli statue dello scultore Gustav Vigeland.                                                                                              Il lungo viaggio di ritorno, se non si ha fretta, può riservare ancora parecchie parentesi interessanti: in Svezia abbiamo fatto una tappa a Goteborg (buon campeggio in città) dove si può trascorrere una piacevole serata passeggiando nel centro storico; in Danimarca ci ciamo fermati a Kobenhavn (camping Absalon, discreto, relativamente caro, ma a poche fermate d’autobus dal centro) dove abbiamo passato la serata al famoso parco divertimenti Tivoli (il biglietto di ingresso non è a buon mercato, ma a differenza che in altri posti per chi, come me, non ama le giostre, c’è un biglietto di sola entrata economico). La mattinata successiva è stata invece riservata alla cultura con la visita al museo d’arte moderna Louisiana (34km di autostrada, parcheggi non ampi, ma noi ci siamo stati con auto e caravan). In Germania ci siamo concessi una pausa con un bagno nelle tiepide (è vero!) acque del Baltico a Travemunde, la spiaggia popolare e nello stesso tempo aristocratica di Lubeck, dove a poca distanza dal mare ci sono ampi parcheggi a misura di caravan, e dove abbiamo ritrovato, dopo un mese, un supermercato con prezzi accessibili; abbiamo visitato poi la cittadina medioevale di Rothemburg ob der Tauber, servita da un’area di sosta ben attrezzata, dal costo modesto e a distanza “pedonale” dal centro storico. Non siamo invece riusciti a parcheggiare nei dintorni del castello di Neuswenstein perché i parcheggi, o erano strapieni o erano vietati alle caravan.

Ma ormai siamo a casa dopo circa Km 8.000, fiumi, laghi, spiaggie, boschi, balene, città, musei, lunapark, merluzzi, fiordi, ghiacciai, traghetti, piscine……!

 

 

 

 

 

 

 

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